Servizi internet e sulla pubblicità online, pubblicata la ricerca Agcom
L’informazione viaggia su internet, ma solo al terzo posto. E’ uno dei dati che emerge dall’indagine conoscitiva sui servizi internet e sulla pubblicità online, realizzata da Swg e presentata dall’Agcom.
L’uso della rete è in crescita costante, ma quando si tratta di aspetti informativi gli italiani preferiscono affidarsi anzitutto alla televisione (80%) e poi ai giornali (44%). Internet è utilizzato dal 40% dei cittadini, 6 punti percentuali sotto la media europea. Vista la sua immediatezza, però, Internet è al secondo posto come fonte d’informazione live.
Dovendo scegliere se affidarsi alla versione online di un media fisico o se invece propendere per una fonte nativa digitale il primo gruppo si trova in vantaggio, con oltre il 36% che si informa sul sito di un quotidiano e un altro 9% che fa riferimento alle agenzie d’informazione. Tra le fonti native la quota più alta la prende Google (21%), mentre i social network si fermano all’8%, quota alla quale Facebook contribuisce nella sua quasi totalità (se preso singolarmente è al 7%). Senza distinguere fra tradizionale e nativo digitale, il discorso cambia, visto che Google si prende la prima piazza, seguito dal sito della Repubblica (17%) e da quello del Corriere della Sera (9,5%).
Questa offerta d’informazione si differenzia da quella televisiva e giornalistica cartacea per l’abbondanza (varietà, articolazione, diversificazione degli operatori) che per la possibilità di personalizzazione dei contenuti. Internet rappresenta, in Italia come all’estero, “uno straordinario di discussione e di formazione dell’opinione pubblica. In tal senso, dal confronto internazionale è emerso come, in Italia, Internet rappresenti uno strumento di tutela del pluralismo, in modo sorprendentemente similare a quanto avviene in Paesi, quali Regno Unito e USA, con una maggiore penetrazione del mezzo”.
Un altro aspetto molto rilevante è che in rete l’informazione è gratuita. Che il sito che la offre sia l’emanazione online di una testata cartacea o qualcosa di nativo digitale, la valorizzazione di questi contenuti non è direttamente economica, ma si basa sulla generazione di audience, che a sua volta serve come richiamo per gli investimenti pubblicitari. Di conseguenza, le piattaforme informative competono con i fornitori di servizi generalisti (principalmente portali, motori di ricerca, e social network) sia nell’audience, sia soprattutto nel versante pubblicitario.
Questo ci conduce al secondo focus della ricerca Agcom, ovvero quello pubblicitario. Lo studio fa emergere come l’alto grado di complessità della filiera pubblicitaria online, dovuto non solo al gran numero di soggetti coinvolti nelle varie fasi (domanda, offerta, intermediazione), ma soprattutto “all’esistenza di diverse tipologie di prodotto offerto (pubblicità di tipo display, video, search, classified/directory, newsletter/email/SMS/MMS, visualizzata su desktop, dispositivi mobili esmart Tv/console), alla peculiarità dei meccanismi di vendita (aste specializzate in tempo reale, negoziazioni tra le parti, vendite dirette), nonché all’esistenza di molteplici modelli di costo (CPM, CPC, CPA, CPL, ecc.) e di ripartizione dei ricavi tra i vari soggetti della filiera”.
A livello quantitativo la pubblicità online in Italia ha una quota nettamente inferiore a quella degli altri paesi europei – 1,5 miliardi di euro contro i 6,6 del Regno Unito o i 4,5 della Germania – ma mostra dei trend di crescita significativi (quattro anni fa era sotto quota 900 milioni). A livello globale la pubblicità online vale 81 miliardi, 28 dei quali negli Usa e 24 in Europa.
La ricerca completa è disponibile sul sito di Agcom a questo link.