Nasce Iubenda, la soluzione italiana per la “privacy policy”
Si chiama Iubenda la soluzione tutta italiana a un problema a cui spesso non si pone attenzione, ma che invece è fondamentale: quello della “privacy policy” di un sito Web, ossia quell’insieme di avvisi e procedure che un sito deve pubblicare e rispettare per gestire i dati di un visitare in maniera legale. Online da martedì 28 febbraio, permette, in pochi e semplici passaggi, di farsi da sé la propria policy, in varie lingue e perfettamente adeguata alle normative vigenti.
Dietro c’è un imprenditore giovanissimo, Andrea Giannangelo, ventidue anni. “Creo siti web da quando avevo 10 anni”, spiega Giannagelo. “Nel web ho fatto davvero tante cose, creato siti web che hanno accumulato milioni di visite, co-sviluppato una delle applicazioni più vendute su App Store. Da sempre affrontavo questo fastidio della privacy policy. Un giorno, tre anni fa, mi sono chiesto perché nessuno avesse risolto questo problema, così ho iniziato a lavorarci sopra.”
L’impresa si è rivelata più difficile del previsto, accumulando ben tre tentativi falliti. Nel maggio 2010 è arrivata però la svolta: l’incontro con Gianluca Dettori, già fondatore della società Vitaminic e da alcuni anni dedicatosi a sponsorizzare progetti innovativi di aspiranti startupper. Sono così arrivati i contatti giusti, si sono aggiunte al team figure chiave come quelle dello sviluppatore e dell’esperto legale e, a marzo 2011, sono arrivati anche i primi finanziamenti.
“Quel seed”, continua Giannagelo “ci ha permesso di lanciare una beta privata a metà Giugno e di raccogliere una manciata di beta tester. Con loro abbiamo lavorato per 8 mesi e costruito il prodotto: la difficoltà è stata quella di rendere il processo di creazione della policy modulare. Per farlo, abbiamo dovuto ripensare da zero il modo in cui viene costruito un documento giuridico.”
Prima del lancio ufficiale c’erano già 4.000 persone in lista di attesa per accedere al servizio e i primi commenti su Facebook e Twitter fanno ben sperare per il futuro del prodotto. Che si finanzierà con un modello “freemium”: esisterà una versione di base del servizio, gratuita, e una a pagamento, con un numero maggiore di opzioni disponibili.