Riciclo della carta tra export e problematiche
“Invocare l’ambiente per applicare in modo surrettizio barriere protezionistiche all’export di macero è anacronistico, oltre che sbagliato da un punto di vista ambientale, commerciale ed economico.”
Questa dichiarazione, rilasciata da Unirima (l’Associazione Nazionale delle imprese che Recuperano e Riciclano Macero), arriva al punto culminante di un dibattito scatenato dalla gara indetta da AMA per l’assegnazione del frutto della differenziata capitolina. Al centro della discussione i presunti rischi per il settore cartario connessi all’esportazione di macero in Cina.
Unirima ritiene che tali rischi non sussistano: l’esportazione dei materiali raccolti grazie alle raccolte differenziate ed alle raccolte di maceri industriali ha oggi un ruolo fondamentale per l’equilibrio ambientale ed economico del settore, al punto che sarebbe impensabile non ricorrere a tale canale. A differenza della domanda interna, soggetta a oscillazioni più o meno forti, le raccolte differenziate presentano un trend in continuo aumento e necessitano quindi di canali di sbocco certi e costanti, a meno di non incorrere in gravi scompensi. Si tratta di una necessità ambientale, in quanto il sistema delle cartiere italiane non è in grado di riutilizzare tutto il macero raccolto in Italia e quindi, tutti gli anni, dei circa sei milioni e mezzo di tonnellate di maceri raccolti dobbiamo esportarne oltre 1,5 milioni di cui il nostro sistema produttivo non ha bisogno e che non sarebbe possibile utilizzare come materia prima in Italia.
Il settore cartario ha fatto sentire la sua voce attraverso le associazioni di categoria – Assocarta in questo caso – affermando che è consapevole che quello delle carte da riciclare è un mercato globale e ben conosce la concorrenza internazionale sui mercati internazionali con riferimento alla produzione cartaria. Più di 180 milioni di tonnellate di carta da riciclare sono impiegate nel mondo e la produzione di carta è di circa 400 milioni di tonnellate. Quindi mercati effettivamente globali per materie prime e prodotti finiti.
Quel che frena i mercati dei servizi ambientali non è tanto una paura legata all’esportazione in determinati paesi esteri, quanto l’influenza dei fattori regionali e delle normative, come quella europea sulla gestione dei rifiuti. D’altro canto queste stesse normative prevedono precisi criteri nell’esportazione dei maceri.
- L’art. 12 del regolamento UE n. 1013/2006 sui movimenti transfrontalieri dei rifiuti prevede che l’operazione di recupero nel paese di destinazione sia effettuato con modalità equivalenti a quelle previste dal paese di spedizione.
- L’art. 181 del TUA, con riferimento ai rifiuti da raccolta differenziata, fa riferimento alla loro libera circolazione, ma indica anche il fine di favorire il più possibile il recupero privilegiando il principio di prossimità’ agli impianti di recupero.
- L’art. 16 del Collegato Ambientale (legge n. 221/2015) indica, nelle procedure di evidenza pubblica, l’esigenza di tener conto dei consumi di energia e delle risorse naturali (…) con l’obiettivo strategico di un uso più efficiente delle risorse e di un’economia circolare che promuova ambiente e occupazione.
Pertanto, i maceri e il loro movimento non sono una questione di protezionismo, quanto piuttosto di seguire normative vigenti e precise, slegate da situazioni contingenti e che hanno l’obiettivo di mettere al centro proprio la competizione con le stesse regole. L’attuazione di queste norme è uno dei passi che permetterà alle imprese, nel loro complesso, di essere in condizione di competere nel mercato globale, creando le condizioni per un rinnovato sviluppo industriale.