Per Argi la Self-Regulation può diventare motore del mercato
Argi comincia il 2013 sotto i migliori auspici. L’Associazione, che raggruppa i produttori/distributori di macchine, sistemi e prodotti per il settore delle arti grafiche, si propone come principale veicolo di informazioni sul mondo della stampa prendendo come riferimento le aziende associate. Lo farà cercando di trasmettere pareri, opinioni e posizioni delle differenti aziende su temi fortemente legati al momento che sta vivendo il settore, soprattutto per quanto riguarda etica, situazione finanziaria, comportamenti economico-sostenibili, accesso al credito, burocrazia e molto altro.
L’opinione che oggi propone Argi è quella del consigliere Roberto Levi, amministratore delegato di Printgraph. Levi pone l’accento sulla difficoltà di accesso al credito, sui cosiddetti cattivi pagatori, sulla burocrazia e sull’esigenza di un’etica aziendale da parte delle aziende che lavorano in questo settore. Per porre le basi di una self regulation interna all’associazione.
“Prendiamo spunto dalla Francia. Nel 2010 la filiera delle arti grafiche d’oltralpe era nelle nostre stesse condizioni, in crisi nera, strutturale, profonda. Ha anticipato i tempi riunendosi, preparando un piano di rilancio e proponendolo al Governo. Detto, fatto. Le loro idee oggi sono legge”.
E’ una provocazione, chiaro. Ma oggi anche in Italia tutti i comparti della filiera stanno soffrendo allo stesso modo e vivono la stretta creditizia imposta dalle nuove politiche delle banche come una ulteriore conferma che senza cambiamento interno questa crisi non è possibile superarla.
“Abbiamo la fortuna di aderire ad una associazione che si propone di rappresentarci e fare da portavoce alle idee del gruppo, promuovendo quella condivisione che tutti oggi reclamano come una marcia in più.”
E l’iniziativa lanciata da Levi, Argi la vuole sostenere e divulgare: creare un’occasione di incontro e dibattito tra i tutti i soggetti della filiera e porre le basi di una self regulation che consenta alle aziende che vi aderiscono di spiccare sul mercato per garanzie e qualità del lavoro.
La proposta prende spunto da un argomento ben più complesso come quello del credito, di cui abbiamo parlato molto anche negli scorsi mesi e che Levi ha voluto risollevare:
“Tutti noi oggi soffriamo la stretta creditizia – spiega Roberto Levi – abbiamo vissuto il decennio degli anni ’90 senza preoccuparci di patrimonializzare le nostre aziende, con il beneplacito delle banche sempre pronte a fornirci prestiti spesso oltre le reali possibilità del cliente. Era chiaramente una situazione che non poteva durare a lungo e oggi ci ritroviamo a far fronte a tasse e contributi con entrate finanziarie ridotte – a causa della riduzione delle commesse – dovendo fare i conti con i crediti insoluti da parte dei clienti, con i tempi biblici per l’incasso dei pagamenti ( oggi in Italia siamo a una media di 154 giorni dopo la consegna) e con le banche che hanno chiuso i rubinetti dei prestiti.”
In poche righe Levi riassume quello che Argi sta tentando di portare alla luce da molto tempo. La crisi finanziaria e di settore in cui ci troviamo è frutto di diverse situazioni contingenti che è bene suddividere per punti:
- La difficoltà di accesso al credito
- Le tasse e gli anticipi rispetto a utili presunti ed effettivi
- La mancanza di patrimonializzazione interna delle aziende
- Le scadenze dei pagamenti dei clienti non rispettate
- Una certa dose di over capacity all’interno del nostro settore
- La continua crescita del digitale e dei device mobili che ha frenato il mercato della stampa
- La mancanza di innovazione e la difficoltà a trovare delle linee comuni
A fronte di queste difficoltà si è provato a stilare una lista di possibili interventi che Argi vuole sottoporre all’interno della filiera:
- Sarebbe auspicabile redigere un codice che porti il settore ad avere un’etica aziendale. In primo luogo nel rispetto dei pagamenti. Oggi se un grosso cliente non rispetta i termini di pagamento si è costretti a “tenerlo in vita” perché altrimenti i conti dell’azienda sono a rischio. Questo è un circolo vizioso che deforma il mercato e provoca continue proroghe a tutti i livelli della filiera. Giusto sarebbe l’opposto: dove la normalità è il rispetto delle scadenze e sull’eccezione si interviene subito con un atto esecutivo.
- Anche sulla tempistica dei pagamenti stessi occorre riflettere: oggi la media del saldo è di 154 giorni alla consegna ma si può arrivare a pagare anche a 200 giorni, mentre la comunità Europea parla di 60 giorni al massimo. Questi tempi per le aziende grafiche italiane non sono più sostenibili.
- Un’altra problematica che crea spesso incertezza sul mercato è il cosiddetto affitto del ramo d’azienda: acquisire una società in fallimento semplicemente accantonando i suoi debiti e reimmettendola nel mercato senza una ristrutturazione interna destabilizza il mercato e crea sfiducia.
- La legge sui finanziamenti a fondo perso è stata per anni vissuta dalle imprese italiane come un diritto senza la necessità di rendicontazione. “Quante aziende – precisa Levi – negli scorsi anni hanno incassato finanziamenti di questo tipo, anche sostanziosi, e hanno chiuso poco dopo?”. Meglio poter contare su un finanziamento a tasso davvero agevolato, ma con la presa in carico da parte dell’imprenditore dell’importo da pagare e delle responsabilità ad esso connesse.
- Poter contare su una distinzione tra grande e piccola e media impresa può fare la differenza. L’Iva in anticipo per queste ultime ha poco senso, quando addirittura non è controproducente. Con la nuova legge del Governo Monti la soglia di distinzione tra PMI e grande azienda e che delimita il pagamento o meno in anticipo dell’Iva è stata fissata a 2 milioni di euro. Una soglia troppo bassa perché lascia in sofferenza la stragrande maggioranza delle aziende italiane.
- Le certificazioni richieste in Italia e gli standard a cui le aziende si devono attenere sono un controsenso, non solo italiano. In primo luogo perché mettersi in regola con queste certificazioni richiede esborsi economici notevoli, ma soprattutto perché a fronte degli sforzi che si stanno facendo in Occidente per migliorare la qualità dei nostri ambienti, in altre parti del mondo una produzione massiva e non presidiata di determinate multinazionali sta vanificando tutti gli sforzi.
- La possibilità di non tassare il patrimonio che viene lasciato in azienda, come avviene ad esempio in Olanda, sarebbe un modo per risollevare la situazione finanziaria di alcune imprese della filiera.
- Buona invece la scelta da parte del Governo Monti di abbassare il prelievo fiscale relativo ai ricercatori inseriti nelle aziende. La legge è stata varata poco ed è in vigore da quest’ anno. Incentiva la ricerca, l’innovazione, che tante volte abbiamo detto essere una delle chiavi per sbloccare il mercato.
L’esempio francese che abbiamo riportato all’inizio di questo comunicato ci serve da spunto. Perché troppo spesso si è portati a pensare che le regole devono arrivare dai “piani alti”, dal Governo. In realtà è possibile creare i presupposti direttamente tra gli addetti ai lavori, in primo luogo per discuterne insieme durante i consigli direttivi e poi su base allargata con tutti i rappresentati della filiera.
Argi, in sintonia con alcune delle problematiche già elencate in questo comunicato – la crescita del digitale, le moderne tecnologie e il rapporto con la stampa, la capacità di innovazione – sarà anche promotrice di diversi incontri seminariali in Grafitalia che intendono promuovere dialogo e dibattito tra i vari componenti della filiera. Già da inizio gennaio ha attivato al suo interno una serie di Gruppi di Lavoro che stanno lavorando su diverse tematiche su cui poi si discuterà durante la manifestazione fieristica. I gruppi di lavoro e i seminari che seguiranno durante la fiera riguardano diversi fronti: nobilitazione dello stampato, editoria, web to print, stampa a valore aggiunto, cross-media e green printing.