Più riciclo e costi di energia meno elevati per risollevare l’industria cartaria in Italia

L'industria cartaria in Italia soffre il calo dei consumi dovuto alla crisi ma soprattutto il peso dei costi dell'energia che gravano sulle imprese per oltre il 20% in più rispetto ai competitor europei.

Questo è quanto è emerso alla tavola rotonda “Dal riciclo della carta all’eco-design” che si è svolta l'8 novembre alla Fiera Ecomondo di Rimini alla presenza del gotha della autorità del comparto cartario italiano – Paolo Culicchi, Presidente Assocarta, Carlo Montalbetti, Direttore di Comieco e Piero Attoma, Presidente Gifco – intervenuti insieme al giornalista ed esperto di tematiche ambientali Guido Viale, all'a.d. Pro-Gest Bruno Zago, fondatore del gruppo privato numero uno in Italia per la produzione di carta riciclata e al designer Roberto Pamio che ha collaborato alla realizzazione della nuova linea di arredi in cartone riciclato P-One.

L'incontro, moderato dall'autorevole giornalista Antonio Cianciullo de La Repubblica, si è sviluppato intorno all'analisi della situazione attuale del comparto cartario italiano, delle sue problematicità e delle possibile soluzioni.
Per l'industria cartaria questo è un periodo di notevole transizione – ha affermato Paolo Culicchi, Presidente di AssocartaSe prima della crisi in Italia venivano prodotte 10 milioni di tonnellate di carta, oggi raggiungiamo quota 8,4 milioni di tonnellate. Questo calo è dovuto alla riduzione dei consumi generale che si rispecchia per la nostra industria nel calo della produzione di carta stampata ma anche nella riduzione della produzione di carta per imballaggio: nel quinquennio 2007-2012 sono state perse 700 mila tonnellate di ondulati. La domanda è debolissima e si imballa sempre meno”.

Ma il rischio più importante per l'industria cartaria è quello che riguarda la competitività tecnologica che si è spostata in Cina e Sud Est asiatico con la complicità degli scandinavi. “Non possiamo competere con paesi che hanno economie pianificate e ingenti aiuti di stato – continua Culicchi – la Cina nel 2011 ha prodotto 99.3 miliardi di tonnellate di carta e nel 2012 raggiungerà quota 103-104 milioni di tonnellate con una crescita del 7,8 %”.

“Non possiamo competere – interviene Bruno Zago, a.d. Pro-Gestsoprattutto se i costi dell’energia rimangono quelli attuali: se vogliamo far crescere il mondo del cartone e del suo riciclo dobbiamo essere messi nelle condizioni di competere per lo meno con i nostri vicini di casa, che a pochi chilometri di distanza da noi pagano l’energia il 20% in meno di noi. Per un gruppo industriale come il mio  questo potrebbe significare una differenza di 10 milioni di euro l’anno. Se potessi risparmiarli in energia potrei investirne 8 e  con 2 far felici tutti i miei dipendenti”.

 “Per dare un impulso al comparto della carta e del suo riciclo – spiega Montalbetti ciò di cui abbiamo bisogno è anche una maggiore rappresentanza internazionale dell’industria del riciclo e l’introduzione della valorizzazione del riciclo di prossimità, che significa accelerare il processo di tracciabilità del materiale”.

La nostra – aggiunge Culicchiè un’industria che pur consumando energia e acqua ha ridotto negli ultimi 15 anni il fabbisogno di energia e l’impiego di acqua del 30% e del 40% rispettivamente, per unità di prodotto. Ad oggi abbiamo raggiunto il 90% di riciclo dell’acqua impiegata ma ci stiamo impegnando verso un ulteriore “chiusura” dei cicli delle acque nei nostri impianti”.

“Oggi si pone particolare attenzione all’impronta ambientale dei prodotti – spiega Attomacome Gifco abbiamo fatto notevoli sforzi per ridurre il peso dell’imballaggio e per continuare in questa direzione potrebbe essere utile un incentivo come l’istituzione di un premio per l’innovazione”.

Al di là delle problematiche legate all’energia e alla competitività il settore carta-cartone, se parliamo di rifiuti e riciclo, è un ambito di forte avanguardia rispetto ad altri materiali: “La crisi della carta – ha spiegato Montalbetti è legata al reperimento della materia prima ma l'Italia in questa direzione ha fatto un balzo straordinario: siamo passati da una penuria di materia prima alla completa sostituzione di questa con quanto proveniente dalla raccolta differenziata. Oggi siamo diventati persino esportatori. La raccolta differenziata nel 2011 si è dimostrata stabile nonostante l'importante calo dei consumi e nel 2012 a fronte di un calo sempre più pesante dei consumi ha subito solo una lieve flessione, a dimostrazione che si sta consolidando un comportamento virtuoso tra gli italiani. Un comportamento virtuoso che riguarda in primis carta e cartone”.