Istat, i dati parlano di molti libri, ma di pochi lettori
Molti libri e pochi lettori. E’ questa l’ultima fotografia scattata dall’Istat nella quinta edizione del rapporto “Noi Italia”. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Dall’indagine, che offre un’ampia e articolata produzione di indicatori aggiornati e puntuali su aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, emerge come la lettura di libri giochi un ruolo importante nel processo di crescita individuale, fin dalle più giovani fasce di età. Più gli individui leggono, più riescono a mantenere aggiornate, efficienti e flessibili le loro conoscenze, ossia il loro capitale umano, e riescono a interagire meglio con le altre persone, accrescendo il loro capitale sociale.
In termini di offerta nel 2010, in Italia, sono stati pubblicati circa 64 mila libri (più 10,8 per cento rispetto al 2009), di cui quasi 40 mila (più 8,3 per cento) sono titoli proposti in prima edizione, per una tiratura totale di oltre 213 milioni di copie (più 2,5 per cento). Complessivamente sono state stampate in media 3,5 copie di opere librarie per abitante e, in particolare, circa 6,5 copie di libri per ragazzi (tra i 6 e i 14 anni). A fronte di una produzione editoriale di tali dimensioni, nel 2012 solo il 46,0 per cento della popolazione dichiara di aver letto almeno un libro nel tempo libero nell’arco di dodici mesi. Tra i lettori di libri, inoltre, una quota consistente dichiara di aver letto al massimo tre libri nell’ultimo anno (46,0 per cento), contro un’incidenza decisamente più contenuta di quanti affermano di averne letti minimo 12 (il 14,5 per cento).
L’analisi in serie storica mostra una tendenza all’aumento della quota di lettori, nonostante la contrazione registrata nel 2011. Nel 2012, infatti, la percentuale di persone di 6 anni e più riprende a salire, insieme anche all’incidenza dei lettori “forti” (chi ha letto 12 o più libri negli ultimi 12 mesi) e dei lettori meno assidui (chi ha letto al massimo 3 libri nello stesso arco temporale). Una nota positiva emerge osservando il comportamento delle nuove generazioni: la quota di bambini e ragazzi da 6 a 17 anni che hanno letto almeno un libro nel tempo libero è aumentata di 7,7 punti percentuali rispetto al 1995 (dal 50,2 al 57,9 per cento).
Viene confermata anche l’incidenza della provenienza geografica sulla percentuale di libri letti. Si legge di più al Nord, dove il 54,0 per cento della popolazione di 6 anni e più ha letto almeno un libro nell’anno. Il tasso di lettori raggiunge valori molto elevati nelle province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 59,2 e 57,7 per cento), in Veneto e Valle d’Aosta (oltre il 56 per cento). Nelle regioni del Mezzogiorno, invece, solo poco più di una persona su tre (34,2 per cento) ha letto almeno un libro nel tempo libero nel corso degli ultimi dodici mesi e la quota dei lettori sporadici (fino a tre libri l’anno) è all’incirca sette-otto volte superiore a quella dei lettori abituali (almeno un libro al mese). In particolare i valori più contenuti del numero di lettori si registrano in Puglia (31,7), Campania (32,2), Sicilia (32,8) e Basilicata (33,5 per cento persone di 6 anni e più).
Un elemento che caratterizza in misura omogenea e trasversale l’intero territorio nazionale è la differenza di genere: le donne leggono più degli uomini. Lo scarto tra la quota di lettori dei due sessi è, infatti, di 12,2 punti percentuali (51,9 per cento di lettrici e 39,7 per cento di lettori). Tale differenza, presente in tutte le classi di età, risulta massima tra i 15 e i 17 anni, età in cui la quota di lettrici raggiunge quasi il 71 per cento, mentre quella dei lettori si attesta intorno al 49 per cento. La differenza di genere si riduce in modo significativo solo tra la popolazione di 65 anni e più, fino a invertirsi tra gli ultra 75enni: infatti solo tra i più anziani gli uomini risultano leggere più delle donne (24,3 contro il 23,0 per cento).