Assocarta tira le somme sulla riorganizzazione del settore
“Il settore cartario italiano sta vivendo una fase di profonda riorganizzazione produttiva. Tra il 2007 e il 2012 abbiamo visto la chiusura di 26 siti di produzione e la perdita di quasi 3.000 posti di lavoro diretti”, ha affermato Paolo Culicchi, Presidente di Assocarta, durante l’Assemblea Assocarta che si è svolta il 19 giugno presso Civita a Roma. “Ma se consideriamo la centralità del settore per l’intera filiera “manifatturiera” della carta l’occupazione “bruciata” negli ultimi cinque anni è di circa 40.000 unità.”
Nel 2012 il settore cartario italiano ha prodotto 8,6 milioni di tonnellate di carta e cartone generando un fatturato di 6,8 miliardi di Euro con un calo rispettivamente del 5% e del 7% a confronto del 2011.
“In sintesi”, spiega Culicchi, “dal 2007 al 2012 abbiamo perso oltre un milione e mezzo di tonnellate di volumi prodotti mentre l’export nel 2012 ha tenuto con 3,6 milioni di tonnellate di carta e cartone destinate per il 70% ai Paesi UE27 (oltre il 42% della produzione complessiva) registrando un +0,2% rispetto al 2011.”
Nel primo quadrimestre 2013 produzione e fatturato del settore registrano un calo tendenziale dell’1,8% e dell’1,5% rispetto al medesimo periodo 2012 a seguito della riduzione dei volumi di carte per usi grafici (-5,9%) che sconta gli effetti della chiusura dell’ultimo impianto italiano di carta da giornale all’inizio 2013. In calo anche i volumi di carte per imballaggio (-1,2%) tra le quali spicca però un incremento nei volumi di carte per cartone ondulato (+3,9%). In aumento anche la produzione di carte per usi igienico-sanitari (+2,6%). Sul fronte della domanda interna nei primi tre mesi dell’anno il consumo apparente è sceso del 6,9% così come si sono ridotti i volumi affluiti dall’estero (-6,1%). E’ favorevole, invece, l’andamento dell’export che recupera del 5,5% rispetto ai volumi in calo del primo trimestre del 2012.
Durante la tavola rotonda “La carta in più: via i nodi competitivi per una piena sostenibilità”, alla quale hanno partecipato Guido Bortoni, Aurelio Regina, Teresa Presas (Confederazione Europea dell’Industria Cartaria) e Massimiliano Atelli (Responsabile Segreteria Tecnica Ministero dell’Ambiente), sono emersi i principali nodi competitivi che il settore cartario deve sciogliere pena non solo la perdita di competitività ma la stessa sopravvivenza delle fabbriche cartarie.
“Un nodo competitivo ormai strutturale al settore è quello dei costi dell’energia che costituisce la prima voce di produzione”, spiega Culicchi, “basti pensare che l’indice che definisce le imprese a forte consumo di energia in Italia (rapporto tra costi di acquisto dei prodotti energetici e fatturato ai fini dell’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto) varia da un minimo del 20% fino a valori prossimi al 50% per alcuni comparti produttivi. Inoltre il rapporto costi energia rispetto al valore aggiunto come fanno in Germania vale per una cartiera oltre il 100%. Va bene il “Decreto Fare” e bene anche le prime misure sul costo dell’energia in esso contenute”, afferma Culicchi, “occorre ora accelerare in questa direzione. Il futuro dell’industria dipende in gran parte dalla riduzione del costo dell’energia.”
E’ urgente garantire liquidità al mercato italiano per assicurare un prezzo del gas in linea con quello europeo tramite lo sviluppo di un mercato a termine, lo sbottigliamento del Transitgas e l’agevolazione del trasporto del gas all’interno della UE tramite armonizzazione del trasporto. Si renderebbe così strutturale l’allineamento del prezzo italiano a quello europeo. Di fondamentale importanza dare attuazione all’art.39 sulla parte oneri di sistema, tenendo ben presente che occorre tuttavia replicare lo stesso meccanismo anche nella parte gas. Oggi gli oneri gas sono applicati in maniera lineare su tutto il consumo senza tenere conto dell’incidenza del costo del gas sull’attività produttiva. Occorre infine garantire all’autoproduzione di energia in cogenerazione un trattamento paritario rispetto agli altri stati europei con l’obiettivo di consentire alle imprese di competere ad armi pari.
“Ma la competitività si gioca anche su altri fronti come ad esempio quello del macero – il cui consumo nel 2012 si è attestato nel 2012 intorno ai 4,6 milioni di tonnellate (-8,1% rispetto al 2011)”, aggiunge Culicchi, “perché il nostro Paese deve, così come Francia e Spagna, puntare sul riciclo di prossimità per il macero raccolto sul territorio nazionale e introdurre un sistema di monitoraggio dell’export in linea con le decisioni e le direttive comunitarie sulla Recycling Society.”
La raccolta nazionale, si è collocata oltre i 6,2 milioni di tonnellate, con un ridimensionamento dell’1,4%. Tuttavia a fronte della minore raccolta interna, i volumi di macero diretti oltre confine soprattutto Cina hanno continuato a crescere (+11,2% ) raggiungendo 1,9 milioni di tonnellate.
E’ inoltre cruciale dare attuazione alle disposizioni di legge che impongono il recupero energetico prioritario per i rifiuti che provengono dal riciclaggio, prevedendo un più ampio ricorso agli impianti industriali esistenti e semplificare le procedure per la costruzione di nuovi impianti di termovalorizzazione asserviti al riciclaggio della carta, superando gli attuali limiti territoriali e regionali.
“Infine, è centrale la questione del sistema Ets che richiede di attivare anche in Italia misure di compensazione dei costi indiretti per il settore cartario, come previsto dalle recenti linee guida comunitarie, per mezzo dei fondi derivanti dalle aste sui diritti di emissione. E’ importante respingere ulteriori iniziative in materia di “backloading”. O meglio ancora”, spiega Culicchi, “sarebbe superare il sistema Ets con un’iniziativa europea che spinga effettivamente gli investimenti e l’innovazione in tutta l’industria”. “Un’azione comune che si impone a livello europeo sui temi energetici: basti pensare al fattore shale gas che fa sì che il costo del gas per un’impresa europea sia più alto del 241% rispetto agli USA, secondo quanto dichiarato dallo stesso Commissario Oettinger“, conclude Culicchi.
“Ed è proprio sul fronte europeo e non solo riguardo al mercato Ets che si gioca la sopravvivenza e il futuro delle fabbriche europee che producono carta”, spiega Teresa Presas, “secondo un recente studio di Ernst & Young la compliance a leggi e normative si conferma come il maggior rischio competitivo per l’industria. Con l’obiettivo di bloccare l’incremento dei costi di tali compliance normative per il prossimo biennio la CEPI, confederazione europea dell’industria cartaria, sta lavorando al progetto BASTA! un’iniziativa di comunicazione che racchiude nella parola BASTA! oltre al claim della futura campagna un vero e proprio monito che l’industria cartaria europea diffonderà presso le rappresentanze politiche europee e nazionali nei prossimi mesi.”