L’alimento dura più a lungo grazie all’imballaggio
Quante volte ci è capitato di acquistare al supermercato prodotti freschi confezionati e vederli deperire nel nostro frigorifero senza averli nemmeno consumati? Da oggi ci viene in aiuto un imballaggio attivo, in grado di interagire con l’alimento stesso conservandolo più a lungo. Vediamo come.
Al contrario degli imballaggi intelligenti, gli imballaggi attivi hanno un vero e proprio scambio di sostanze con l’alimento, al quale possono per esempio, sottrarre sostanze dannose che ne provocherebbero il rapido deperimento, o viceversa rilasciare verso di esso sostanze con impatto positivo sulla conservabilità. Si tratta quindi di imballaggi che sviluppano una interazione dinamica con il prodotto alimentare, utilizzando principi attivi introdotti nelle confezioni tramite bustine oppure incorporati nel polimeri plastici del film di rivestimento.
Alcuni esempi di materiali attivi
- Assorbitori di ossigeno: sono composti chimici in grado di assorbire l’ossigeno presente nella confezione o prodotto successivamente. Ossigeno infatti aumenta i processi di deperimento degli alimenti, così come l’alterazione del colore e dell’odore. L’abbattimento della quantità di ossigeno attraverso il packaging attivo permette di rallentare questo fenomeno e allungarne la shelf life.
- Donatori o assorbitori di biossido di carbonio: riescono a garantire l’inibizione della crescita microbica sulla superficie del prodotto grazie al rilascio di CO2. Questo gas infatti è solubile in acqua e grassi, abbassa il pH creando un ambiente ostile ai microrganismi. La concentrazione desiderata all’interno della confezione può variare dal 10 all’80% a seconda della tipologia di alimento. In alcuni casi è invece necessario eliminare la CO2 presente nelle confezioni – ad esempio con alcuni tipi di frutta. In questo caso si usano assorbitori a base di idrossido di calcio.
- Assorbitori di umidità: l’umidità all’interno delle confezioni alimentari può avere effetti negativi sia sulla qualità dell’alimento, sia sull’aspetto del prodotto, facilitando inoltre la proliferazione di batteri e muffe. Per prevenire questo fenomeno si possono immettere nell’imballaggio sostanze che assorbono l’umidità come il gel di silice, le argille naturali, l’ossido di calcio e gli amidi modificati. I cibi che beneficiano di questo trattamento sono ad esempio quelli secchi o disidratati, la carne e il pesce.
- Assorbitori di off-odours e donatori di aromi: i primi sono in gradi di eliminare i cattivi odori che si formano nella confezione a seguito di processi naturali. I secondi sono invece utilizzati per riprodurre e rafforzare gli aromi tipici dell’alimento nel caso in cui questi si siano dispersi durante i processi di produzione, confezionamento e conservazione. Gli alimenti maggiormente adatti a questo tipo di packaging sono il caffè o il succo d’arancia. Ad assolvere a tali compiti intervengono particolari tipi di plastica.
Questi sono solo alcuni esempi dell’evoluzione che , negli ultimi anni, si sta facendo nel settore del packaging, non più considerato un semplice contenitore ma sempre più parte attiva ed integrante del prodotto acquistato, sia per le funzioni pratiche svolte ( come ad esempio quelle sopra descritte) sia per la sua valenza esperienziale, di cui abbiamo parlato molto nei mesi scorsi con diversi articoli che potete rileggere a questo link.
Altri tipi di imballaggio
Una particolare e divertente categoria di imballaggi attivi sono quelli che consentono di raffreddare o riscaldare il contenuto. Più frequentemente il meccanismo è applicato ai contenitori per le bevande e qualcosa è disponibili anche in Italia. Ma il sistema viene utilizzato anche per piatti pronti che si possono così consumare caldi e fumanti in qualsiasi situazione e accompagnare con una birra che anche nel deserto si raffredda in 3 minuti.
Un altro tipo di imballaggio, in grado di trasmettere informazioni sul prodotto contenuto nella confezione, è l’indicatore di maturazione, chiamato ripe Sense, che segnala il grado di maturazione dell’alimento contenuto in una vaschetta , consentendo al consumatore di acquistare il prodotto con il grado di maturazione preferito. E la distribuzione ha uno strumento utilissimo per far ruotare la merce nel magazzino, evitando inoltre tutto lo scarto che avviene inevitabilmente quando la frutta viene palpata e quindi danneggiata. Il ripe Sense è un bollino applicato all’interno della vaschetta e funziona misurando la quantità di etilene prodotto dalla frutta, questa sostanza viene infatti emessa durante la maturazione in quantità crescente via via che questa procede. Il pallino colorato al centro cambia colore dal rosso al giallo con l’avanzare della maturazione. Questo genere di imballaggi è già utilizzato in Nuova Zelanda e Australia e in alcune catene negli Usa.
Un altro indicatore invece piuttosto osteggiato dalla grande distribuzione è un sensore che informa sulla freschezza del prodotto anche in questo caso cambiando colore. I prodotti refrigerati e surgelati confezionati mantengono le loro caratteristiche fino alla data di scadenza se la conservazione è stata fatta alla temperatura indicata, +4°C per gli alimenti refrigerati, -18°C per i surgelati.
Infine, per gli alimenti che devono essere consumati entro un determinato periodo di tempo dopo l’apertura della confezione è stata messa a punto un’etichetta intelligente che si attiva al momento dell’apertura e indica quando il tempo è scaduto. Utile per i distratti e gli smemorati, ma serve anche a verificare che al momento dell’acquisto la confezione non sia già stata aperta. Questo segnalatore a tempo può essere messo sulla confezione dal produttore, ma anche usato direttamente a casa dal consumatore, in alcuni paesi si compra infatti al supermercato.