Stampa 3D e imaging, storia di un incontro
Quale impatto avrà la stampa 3D sul settore dell’imaging? E’ ovviamente una domanda che in molti si pongono, ma la cui risposta è tutt’altro che scontata. Perché per provare a darla bisogna anzitutto uscire da determinati schemi mentali.
Ricerche e survey effettuate da Photizo Group nel gennaio 2014 riportano che quasi il 74% degli intervistati ritiene che la stampa 3D avrà un notevole impatto sul canale della copiatura. Alcuni dichiarano che saranno i clienti stessi a chiedere copie in 3D. Altri che nel mondo office la carta avrà sempre la meglio su questa tecnologia e altri ancora considerano del tutto privi di legami stampa 3D e multifunzione.
In buona sostanza i professionisti dell’imaging guardano al 3D con gli stessi schemi mentali che hanno sempre usato per parlare di stampa e tecnologie correlate. Non a caso sono ancora molto pochi gli OEM che si stanno spingendo in questi territori, lasciando per ora che siano i distributori a guidare il settore nell’adozione di questa tecnologia. Anzi, alcuni hanno stretto accordi di partnership per diventare loro stessi dei distributori – è il caso di multinazionali come Canon o Konica Minolta – preferendo giocare per ora un ruolo di secondo piano.
Il mercato della stampa 3D è ancora piccolo e questo viene visto come un rischio. Storicamente il rapporto costo/complessità è uno dei talloni d’Achille del settore, in quanto alto e costante indipendentemente dalla lavorazione da eseguire. La soglia però è ora in netto calo, accrescendo dunque quell’area in cui il settore manifatturiero tradizionale – la cui curva costo/complessità va progressivamente a salire – diventa più costoso della stampa 3D. E questo non può far altro che accrescere le dimensioni del mercato di riferimento.
In sostanza guardare alla stampa 3D con lo schema mentale “stampa” è errato. Siamo di fronte a una tecnologia che progressivamente si sta affiancando/sovrapponendo a tanti segmenti di mercato, molti dei quali hanno relativamente poco a che vedere con la stampa come comunemente la intendiamo. Le caratteristiche del 3D – prototipazione rapida per visionare il prodotto in anteprima, realizzazione on demand, totale personalizzazione, riduzione dei problemi di immagazzinamento – stanno dando vita a modelli di business completamente nuovi, che escono dal concetto di “stampa”. Il modo in cui può servire in un determinato segmento di mercato può avere effetti dirompenti, in quando apre nuove porte e vie per rispondere a necessità già presenti e finora affrontate in un certo modo. Può affiancarsi oppure andare a cambiare il modo di fare business in quel mercato.
Il mondo dell’imaging si trova pertanto a dover fronteggiare delle sfide. La tipologia di persone con cui trattare è differente e necessita un altro approccio, a volte raggiungibile tramite un training apposito. Il ciclo di vendita è più lungo e richiede una comprensione non superficiale non solo della tecnologia 3D in sé, ma dei suoi utilizzi nel giusto contesto. E c’è bisogno di compiere investimenti per essere adeguatamente pronti, tanto a livello hardware quanto a livello di personale (vendita e supporto).
Al di là di questi investimenti, però, c’è un mercato in grande espansione che solo in minima parte va a sovrapporsi a quello della stampa tradizionale, dato che le motivazioni di utilizzo sono molto differenti. Il core aziendale non viene quindi stravolto e, anzi, può tranquillamente convivere. Si tratta di un’adozione che può configurarsi in molti modi, da una semplice espansione a una trasformazione più radicale. Bisogna solo ampliare i propri schemi e non guardare alla stampa 3D come “stampa”.
di Federico Zecchini