E’ tempo di cambiare
Che il settore della stampa in Italia sia fragile non è certo una novità – l’azione congiunta della crisi economica e dei cambiamenti nel modo di fare comunicazione hanno avuto un impatto pesante. Ma, come testimoniano anche i dati di mercato Argi, il peggio pare alle spalle e ci sono ragione per guardare con un certo ottimismo al futuro. Tutto ciò però si eclissa nel momento in cui alcuni attori di questo settore vengono meno e lo fanno a causa di una gestione discutibile. Nuova Satiz, Sergraf, Grafiche Mazzucchelli, Rotosud, RotoAlba, Enerprint sono nomi che sicuramente si sono affacciati nella mente di qualcuno: ne sono lampanti esempi, ma non sono che la punta dell’iceberg. In simili casi l’imprenditore, la persona (o il gruppo di persone) che si trova a caso del gruppo fallimentare coincide difficilmente con chi subisce realmente le conseguenze del fallimento.
“Famiglie senza lavoro e fornitori messi in ginocchio sono le principali vittime”, sostiene Roberto Levi Acobas, presidente di Argi, che aggiunge: “Tutto ciò sta portando il nostro settore ad essere messo alla berlina. Non è giusto e non ce lo meritiamo, quindi smettiamo di continuare a pensare ai nostri singoli interessi e cominciamo a ragionare come se fossimo veramente una Nazione corporativa che tutto il mondo ci invidia per la nostra imprenditorialità, creatività, intelligenza e ancora più importante, bontà d'animo e solidarietà.”
I mezzi per trasformare questi concetti in realtà il settore li possiede: sono le Associazioni, gli organi che possono far sentire la loro voce nei corridoi del potere, far presente alle Istituzioni cosa sta succedendo e che possono indicare la via per porre finalmente la parola fine a simili situazioni, in cui la disonestà dei singoli ricade, invece che su loro stessi, sui loro dipendenti. Non è un’operazione che può però essere fatta dalla singola associazione, per quanto determinata: bisogna “lottare insieme, far rispettare la legge, proteggere il nostro settore”, riassume Levi.
Argi in tal senso si è già attivata, presentando nel 2014 il Manifesto sui modelli comportamentali, un progetto che si propone di recuperare quei fondamentali valori etici che sono alla base dell’economia di mercato. Questi stessi valori etici sono stati al centro del convegno che sempre Argi ha organizzato nel settembre 2014, che ha visto la presenza di autorevoli relatori appartenenti ad associazioni, istituti di credito, fornitori, stampatori e esperti internazionali. L’idea di lottare assieme contro questo malcostume va però esportata anche al di fuori dei contesti associativi e portata nelle singole aziende, quelle che, di fronte a magri bilanci, accettano commesse da soggetti rischiosi, trovandosi spesso alla fine con un pugno di mosche. Anche loro possono far sentire la propria voce, avendo il coraggio di rifiutare certi lavori per far capire che un certo tipo di imprenditorialità non è più accettabile.
“Se ci rifiutassimo tutti assieme di continuare ad essere fornitori di aziende con simili comportamenti, ci troveremmo in questa situazione?”, è la domanda che lancia Levi al mercato, nella speranza che “le recenti tragedie abbattutesi sul nostro già fragile settore possano essere gli ultimi casi di cui ci troveremo a parlare”.